Published on maggio 9th, 2013 | by Antonio Ciccotti
0Quartiere Barra
Barra è un quartiere di Napoli, situato nella zona orientale della città, sulle pendici occidentali del Vesuvio.
«Sul golfo l’aria notturna restava calma. Brillavano i lumi entro di essa da una parte e dall’altra, e fitti nel basso salivano verso l’alto diradando. Io come nascosto nel buio della “Villa” guardavo la strada che seguiva il mare, bellissima e deserta»
(Sandro Penna)
Dati territoriali
Il suo territorio è prevalentemente pianeggiante e si trova a 15 metri sul livello del mare, con un’altitudine media di mt 44 s/m. Confina a nord col quartiere Ponticelli, e con il comune di Cercola, ad est con i comuni di San Sebastiano al Vesuvio e San Giorgio a Cremano, a sud con il quartiere di San Giovanni a Teduccio e ad ovest con i quartieri di Poggioreale e Zona Industriale.
Fino al 2005, era la 19ª circoscrizione del comune di Napoli, poi con la riforma amministrativa della città (deliberazioni n° 13 del 10 febbraio 2005, n° 15 dell’11 febbraio, n° 21 del 16 febbraio, n° 29 del 1 ° marzo e n° 68, del consiglio comunale della città di Napoli), sono stati istituite le Municipalità di Napoli e Barra unitamente ai quartieri di Ponticelli e San Giovanni a Teduccio forma la Sesta Municipalità.
Storia
Il casale di Barra è individuato già nelle carte di epoca angioina, dove viene denominata come Barra de Cozi, de li Cocze, de Coczi o de Coczis, ed era inserita nell’ambito di un territorio detto Trasano o Tresani. Tali denominazioni si ritrovano in un diploma di Carlo II d’Angiò del 1294, in un secondo della regina Giovanna I e in un terzo di Carlo II d’Angiò (24 dicembre 1301). Non si ha invece traccia dell’esistenza di Barra in epoca Sveva, dato che essa non è ricompresa nell’elenco dei 33 casali di Napoli assoggettati al pagamento delle collette sotto Federico II di Svevia. Al termine del XVIII secolo si trattava ancora di un luogo umido, episodicamente investito dai miasmi delle vicine paludi napoletane. Purtuttavia, vi si individuava già a quell’epoca la presenza di alcune ville nobiliari (come Villa Roomer e la dimora del principe di Sannicandro) appartenenti al Miglio d’Oro.
Sirena vesuviana
La sirena bicauda sormontata da una corona, era l’antico stemma del comune di Barra autonomo fino al 1925, quando poi verrà assimilato al Comune di Napoli.
«…….nella totalità delle due università, col nome di Sirena e di SIRENA VESUVIANA … perché l’antico villaggetto della Sirena, l’embrione originario dell’attuale unico abitato, avrà in breve anche la sua acqua del Serino dai sifoni di cancello, se nol potette avere un tempo, quando quivi si distendevano ancora le delizie, ricordateci da Strabone, dall’acquedotto del Romano imperatore, e sarà diventata allora, senza confronti, la più affascinante e la più economica dimora estiva su i fianchi maestosi di Regina Partenope, pari ad una sua fedele e carissima damigella! »
(Pasquale Cozzolino, La Barra e sue origini, 1899)
Capoluogo di Circondario
Lapide che menziona Barra capoluogo di circondario
Il comune di Barra è stato capoluogo di Circondario dal 1806 al 1860.
Il Circondario fu una delle suddivisioni amministrative del Regno delle Due Sicilie, subordinate al distretto, costituito con la legge 132 del 1806, varata l’8 agosto di quell’anno da Giuseppe Bonaparte.
Con l’occupazione garibaldina e l’annessione al Regno di Sardegna del 1860, l’ente fu soppresso. I circondari era l’unità di base della struttura politico-amministrativa dello Stato moderno, ed erano costituiti da più comuni.
Il comune più importante era “capoluogo di circondario” ed era sede di sottoprefettura, tribunale e carcere. Il Circondario di Barra comprendeva i comuni di Ponticelli, di San Giovanni a Teduccio e San Giorgio a Cremano, ed era subordinato al distretto di Napoli.
Il Miglio d’oro
Il Miglio d’oro è quella zona compresa tra i quartieri napoletani di Barra e San Giovanni a Teduccio, e i comuni di San Giorgio a Cremano, Portici ed Ercolano, fino a Torre del Greco; essa è attraversta per la parte bassa dalla SS18 Tirrena inferiore (un tempo strada regia delle Calabrie) ed è definita ‘«d’oro» per la ricchezza storica e paesaggistica e la presenza di splendide ville vesuviane costruite a partire dal Settecento.
Carlo di Borbone, salito sul trono del Regno di Napoli nel 1735, rimase incantato dalla bellezza del paesaggio e dalla mitezza del clima della riviera Vesuviana, e commissionò ad Antonio Canevari la costruzione della Reggia di Portici.
Il panorama del Golfo di Napoli con vista su Capri, Ischia, e Procida il prestigio della presenza della dimora reale, fece sì che molti altri nobili decisero di trasferirsi lungo il Miglio d’oro facendosi costruire ville e giardini rococò e neoclassici da architetti del calibro di Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Ferdinando Sanfelice, Domenico Antonio Vaccaro, Mario Gioffredo.
A Barra si trovano 11 ville vesuviane del Miglio d’oro tra cui:
Villa Mastellone o Palazzo Mastellone dei Duchi di Limatola
Villa De Cristoforo
Villa Finizio (dimora del grande archeologo Bernardo Quaranta)
Villa Diana
Invece di altre nobili dimore presenti a Barra, non restano che i nomi, perché andate distrutte da varie cause
Il Sebeto
Il Sebeto era il nome del fiume che bagnava l’antica Neapolis, attualmente con questo nome viene indicato un fiume, oggi quasi interamente coperto, che proveniente da Volla, passando dal vicino quartiere di Ponticelli, attraversa Barra nella zona delle raffinerie e sfocia a San Giovanni a Teduccio. Una breve tratto del Sebeto è visibile tra via Galileo Ferraris e via Francesco Sponsilli.
Trasporti e viabilità
Nel quartiere non esistono uscite dirette della Tangenziale di Napoli in quanto è presente il raccordo E45, che collega la suddetta tangenziale all’autostrada A3. Barra è raggiungibile dall’uscita San Giorgio a Cremano Nord dell’A3, oppure imboccare l’uscita della tangenziale di Corso Malta e prendere la diramazione della Strada statale 162 dir del Centro Direzionale
Sono presenti sul territorio:
la Stazione di Napoli San Giovanni-Barra, (nel vicino quartiere di San Giovanni a Teduccio) della RFI, sulla linea Napoli – Salerno, che sarà operativa anche per la Linea 2, della metropolitana di Napoli.
la Stazione di Barra della circumvesuviana, aperta nel 1891 e ubicata su diverse linee: Napoli – Sorrento, Napoli – Sarno e Napoli – Poggiomarino, la stessa è anche utilizzata dai treni della Linea 4 della metropolitana di Napoli. La stazione funziona anche da bivio poiché è da qui che parte la linea per Sarno.
la Stazione di Santa Maria del Pozzo gestita dalla circumvesuviana, ubicata sulla linea Napoli – Sorrento e Napoli – Poggiomarino, è l’ultima stazione appartenente al comune di Napoli, si trova al confine con San Giorgio a Cremano. Il nome deriva dalla vicina chiesa di Santa Maria del Pozzo.
la Stazione di Bartolo Longo, (apertura 2002) adiacente al cimitero di Barra, gestita dalla circumvesuviana, si trova sulla linea Napoli – San Giorgio a Cremano, la stazione viene anche utilizzata dalla Linea 3, della metropolitana di Napoli.
Gli assi viari principali sono: Corso Sirena, Viale della Villa Romana, Via delle Repubbliche Marinare Corso Bruno Buozzi, Via Luigi Volpicella, Via Bartolo Longo, Via Argine, Corso IV Novembre.
Il quartiere è servito dalle linee autobus ANM:
156 Stazione Gianturco FS – San Giorgio a Cremano
194 Parcheggio Brin – Barra
La festa dei gigli
La “Festa dei gigli” a Barra si tiene ogni anno, durante l’ultima domenica di settembre.
Nel corso della settimana precedente la domenica, nei vari rioni, allestiti dai comitati partecipanti, si svolgono folkloristiche manifestazioni.
La domenica si ha la “ballata” dei Gigli che percorrono: Corso Sirena (percorso storico fino al 1954), Via Serino, Corso Bruno Buozzi e Via Luigi Martucci (questo circuito rotatorio, dà la possibilità allo spettatore di rimanere fermo ad un posto e veder sfilare davanti a sé tutti i Gigli).
La “ballata” inizia verso le ore 11, poi c’è la pausa per il pranzo e termina a notte inoltrata. Non di rado la festa prosegue anche fino alle prime luci dell’alba.
La gara è puramente simbolica. In molti ritengono che la Festa dei Gigli di Barra tragga la sua origine dai riti di Cibele e Attis e dalle “Infrascate”, avvenimenti storici che in realtà a Barra non sono mai esistiti.
Per l’esattezza la Festa dei Gigli di Barra fu importata da Nola; inoltre, il rito di Cibele e Attis si svolgeva nelle grosse comunità agrarie (Baiano (AV) insegna) e le “Infrascate” sono un rito che si svolgeva tra il Vomero (Antignano) e altre località limitrofe. Infine, non esiste alcuna documentazione riguardo allo svolgimento dei due riti suddetti a Barra, dunque tale ipotesi deve essere ritenuta non comprovata.
Personaggi illustri
Raffaele Testa
Nato a Barra, Cappellano Militare, morì nel Montenegro a Javorak-Niksic durante l’occupazione italiana del Montenegro nella seconda guerra mondiale. Una lapide posta sulla facciata del palazzo dove ebbe i natali, in corso Sirena 370 lo ricorda. Il Comune in suo onore gli ha intitolato una Scuola Media e una strada nel quartiere.
Francesco Solimena
Il grande pittore e architetto viveva nella sua villa di Barra, ove morì il 5 aprile 1747. I suoi resti sono conservati all’interno della chiesa di San Domenico a Barra. A lui è dedicata la Scuola Media Statale situata sul Corso Bruno Buozzi.
Bernardo Quaranta
Bernardo Quaranta, noto archeologo ed epigrafista, morì a Barra il 21 settembre 1867, e fu sepolto nel cimitero della città di Napoli, nel recinto degli uomini illustri. Sette anni dopo la sua morte, ossia nel 1874, il Comune di Barra (all’epoca autonomo) intitolò a lui la strada in cui visse (già via del Casale), denominandola via Bernardo Quaranta, apponendovi anche un’epigrafe.
Maria Grazia Tarallo
Maria Grazia Tarallo, nacque a Barra il 23 settembre 1866. Nel 1891 entrò nel Monastero delle Suore Adoratrici dell’Eucaristia fondato dalla Serva di Dio Maria Pia Notari che testimoniò alla sua vita virtuosa e fama di Santità della Tarallo cui aveva dato il nome da religiosa Suor Maria della Passione.
Macedonio Melloni
Il famoso fisico e patriota italiano, dopo aver partecipato ai moti del 1848, morì di colera nella sua casa di Portici nel 1854 e fu sepolto a Napoli nel cimitero dei colerosi di Barra.