Published on maggio 23rd, 2013 | by Antonio Ciccotti
0La Basilica Monastero di Santa Chiara a Napoli
Nel centro antico visitiamo la Basilica di Santa Chiara |
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Esterno |
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« Munastero ‘e Santa Chiara / tengo ‘o core scuro scuro… / Ma pecché, pecché ogne sera, / penzo a Napule comm’era, / penzo a Napule comm’è… » |
(Questa canzone venne scritta in memoria della semi-distruzione della basilica, in seguito ai bombardamenti aerei del 4 agosto 1943, data in cui il notevole interno barocco andò perduto) |
La basilica di Santa Chiara, con l’annesso complesso monastico, entrambi conosciuti anche come monastero di Santa Chiara,(The Basilica of Santa Chiara, with the adjoining monastery, both also known as the Monastery of St. Clare) è un edificio di culto edificato tra il 1310 e il 1340, su un complesso termale romano del I secolo d.C., per volere di Roberto d’Angiò e della regina Sancha d’Aragona, nei pressi della cinta muraria occidentale, a Napoli.
La basilica si trova in piazza del Gesù Nuovo di fronte alla chiesa del Gesù e faceva parte del convento anche l’adiacente complesso delle Clarisse, oggi luogo di culto a sé.
Si tratta della più grande basilica gotica della città.
Veduta dalla certosa di San Martino
Storia
Nella basilica di Santa Chiara, il 14 agosto 1571, vennero solennemente consegnate a don Giovanni d’Austria, il vessillo pontificio di Papa Pio V ed il bastone del comando della coalizione cristiana prima della partenza della flotta della Lega Santa per la battaglia di Lepanto contro i Turchi Ottomani. Lepanto, una delle più grandi battaglie navali della storia, fu un momento fondamentale per la salvezza della Cristianità e del mondo occidentale.
Tra il 1742 e il 1796 venne ampiamente ristrutturata in forme barocche da Domenico Antonio Vaccaro e Gaetano Buonocore. Gli interni furono abbelliti con opere di Francesco de Mura, Sebastiano Conca e Giuseppe Bonito; mentre Ferdinando Fuga eseguì il pavimento decorato.
Durante la seconda guerra mondiale un bombardamento degli Alleati del 4 agosto 1943 provocò un incendio durato quasi due giorni che distrusse l’interno della chiesa quasi interamente, perdendo così tutti gli affreschi eseguiti nel XVIII secolo.[2] Nell’ottobre 1944 Padre Gaudenzio Dell’Aja fu nominato “rappresentante dell’Ordine dei Frati Minori per i lavori di ricostruzione della basilica”, alla cui ricostruzione partecipò in prima persona. In seguito, i massicci e discussi lavori di ristrutturazione riportarono la basilica all’aspetto originario trecentesco omettendo in questo modo il ripristino delle aggiunte settecentesche. I lavori terminarono definitivamente nel 1953 e la chiesa fu riaperta al pubblico.
Descrizione
Esterno Complesso
La basilica di Santa Chiara sorge sul lato nord-orientale di Piazza del Gesù Nuovo ed ha il suo ingresso su via Benedetto Croce. Questo è costituito da un grande portale gotico del XIV secolo, con arco ribassato e lunetta priva di decorazioni, sormontata da un’unghia aggettante di lastre di piperno. Il sagrato antistante la chiesa è recintato da un alto muro.
La facciata presenta una struttura a capanna ed è preceduta da un pronao a tre arcate ogivali, di cui quella centrale inquadra il portale di marmi rossi e gialli con lo stemma di Sancha. In alto, al centro, si apre il rosone, il quale è stato in gran parte reintegrato durante la ricostruzione.
Alla sinistra della chiesa, si eleva la torre campanaria trecentesco, in seguito restaurata in stile barocco. Il campanile è a pianta quadrata e si articola su tre ordini separati da cornicioni marmorei. Mentre l’ordine inferiore ha un paramento in blocchi di pietra, i due superiori sono in mattoncini con lesene marmoree, tuscaniche in quello inferiore e ioniche in quello superiore.
Interno Complesso
La basilica è lunga circa 130 metri (compreso il coro delle monache), alta 45 (la chiesa a navata unica tra le più alte d’Europa) e larga circa 40.
Tra il 1742 e il 1762 l’aspetto gotico fu celato da decorazioni barocche progettate da Domenico Antonio Vaccaro, Gaetano Buonocore e daGiovanni del Gaizo. La volta fu decorata da stucchi e affreschi di Francesco De Mura, Giuseppe Bonito, Sebastiano Conca e Paolo de Maio. Il bombardamento alleato del 1943 distrusse il tetto e la decorazione barocca, mentre le opere scultoree furono totalmente o parzialmente danneggiate; quelle sopravvissute, dopo la ricostruzione, furono spostate in un altro luogo, tranne il pavimento disegnato da Ferdinando Fuga.
L’interno risulta attualmente formato da un’unica navata rettangolare, disadorna e senza transetti, con dieci cappelle per lato. Sulla parete di fondo è posto il Sepolcro di Roberto d’Angiò, opera dei fiorentini Giovanni e Pacio Bertini. Ai lati del sepolcro del re ci sono quelli del primogenito Carlo, Duca di Calabria e di Maria di Valois (1311-1341), entrambi di Tino di Camaino, e il Sepolcro di Maria di Durazzo, di un ignoto maestro durazzesco.
Sulla controfacciata si trovano il Sepolcro di Antonio Penna, opera di Antonio Baboccio, e il Sepolcro di Agnese e Clemenza di Durazzo.
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Il presbiterio con al centro il sepolcro di Roberto d’Angiò
Cappelle
Nelle venti cappelle ci sono tombe realizzate tra il XIV e il XVII secolo, appartenenti ai personaggi di nobili famiglie napoletane. All’ingresso, subito a sinistra, c’è la tomba di Salvo D’Acquisto.
Nella terza cappella si trovano due sarcofagi dei Del Balzo, nella sesta cappella due bassorilievi trecenteschi con il Martirio della moglie di Massenzio, nella settima cappella quanto è rimasto del Sepolcro di Ludovico di Durazzo, opera trecentesca di Pacio Bertini.
Fa storia a sé la nona cappella che ha conservato la struttura barocca ed è attualmente il sepolcreto ufficiale dei Borbone, dove riposano i Sovrani delle Due Sicilie, da Ferdinando I a Francesco II.
A destra del presbiterio vi è l’accesso alla barocca sagrestia con affreschi e arredi mobiliari risalenti al 1692; in una sala adiacente si può ammirare un panno ricamato del XVII secolo. Altri due ambienti di passaggio, il primo decorato da maioliche del XVIII secolo e il secondo con affreschi di un pittore fiammingo del XVI secolo, si passa di fronte ad una scalinata chiusa al pubblico che sale al convento e quindi, per un portale gotico, si accede al “Coro delle monache”.
All’interno sono presenti Le Storie Neotestamentarie e L’Apocalisse di Giotto, andati quasi interamente perduti durante i restauri barocchi e i bombardamenti alleati.
Coro delle monache
Il coro, concepito come una piccola chiesa riprende una sala capitolare. Conserva l’arcosolio del Re Roberto degli scultori Giovanni e Pacio Bertini, e, sulle pareti, resti di affreschi di Giotto e frammenti di alcuni affreschi rinascimentali.
Organo a canne
Nella basilica di Santa Chiara si trova l’organo a canne Mascioni opus 825, costruito nel 1962.
Esso, collocato in due corpi separati alla sinistra e alla destra dell’altare all’interno del transetto, è composto da 2327 canne per un totale di 40 registri suddivisi fra le tre tastiere di 61 note ciascuna e la pedaliera concavo-radiale di 32 note. La trasmissione è integralmente elettrica.
Di seguito la sua disposizione fonica:
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Chiostri
I chiostri di Santa Chiara sono tre e fanno parte dell’adiacente museo dell’Opera.
- Chiostro delle Clarisse;
- Chiostro dei Frati Minori;
- Chiostro di Servizio.
Museo dell’Opera di Santa Chiara
Nel complesso monumentale, al piano terra del “chiostro delle Clarisse”, è ospitato il “museo dell’Opera di Santa Chiara”, nato con l’obiettivo di ricostruire la storia della fabbrica della chiesa. Il museo comprende varie sezioni che illustrano i resti archeologici rinvenuti sotto la basilica, ne narrano la storia ed espongono oggetti sacri, in particolare reliquari.