Published on settembre 15th, 2014 | by Antonio Ciccotti
0Chiese San Gennaro all’Olmo San Biagio Maggiore Napoli
Complesso monumentale Chiese San Gennaro all’Olmo e San Biagio Maggiore Napoli
San Gennaro all’Olmo
La chiesa di San Gennaro all’Olmo si erge a Napoli, in via San Gregorio Armeno.
Le notizie che abbiamo circa le origini della chiesa di San Gennaro all’Olmo sono scarsissime. Alcuni studiosi fanno risalire al tempo dell’Imperatore Costantino (IV secolo) l’impianto originario, ma la maggior parte degli storici indica il 680 come anno della sua possibile edificazione per volontà del vescovo di Napoli Sant’Agnello.
Certo è che prima della trasformazione in chiesa sullo stesso luogo sorgeva una delle più importanti tra le sette diaconie della città. Le diaconie erano quei luoghi in cui i diaconi, scelti dal vescovo, dispensavano le elemosine per i poveri e gli orfani del quartiere e inoltre erano luoghi di sosta per i pellegrini. Dal VII secolo in poi, come dicevamo, si hanno notizie certe della presenza della chiesa, edificata come basilica paleocristiana a tre navate con archi che si impostavano su colonne antiche prese come materiale di riuso probabilmente da costruzioni del foro romano.
La chiesa aveva il nome di San Gennaro ad Diaconiam e fu la prima basilica edificata in città in onore di San Gennaro dopo quella eretta fuori le mura cittadine presso le catacombe a lui intitolate. Nell’VIII secolo le monache armene, per sfuggire alle persecuzioni degli iconoclasti in Oriente, giunsero e si stabilirono a Napoli e trovarono riparo e accoglienza nella chiesa di San Gennaro; portavano con sé le reliquie di San Gregorio e il cranio di San Biagio, che venne custodito nella chiesa di San Gennaro fino alla costruzione di quella attigua di San Biagio Maggiore. Fino al XIV secolo in questi luoghi la santa messa si celebrava sia in rito latino che in rito greco.
In questo periodo, nello spazio antistante la chiesa la leggenda narra che si trovava un albero di Olmo a cui tradizionalmente venivano appesi i premi per i vincitori dei duelli e dei tornei cittadini e questa caratteristica nota in tutta la città determinò il cambio del nome della chiesa che divenne San Gennaro all’Olmo. Tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo la chiesa fu ceduta con tutti gli edifici annessi alla Congregazione dei 72 Sacerdoti sotto il titolo di San Michele Arcangelo. La congregazione dei 72 Sacerdoti promosse una ristrutturazione e un restauro della chiesa secondo il gusto barocco dell’epoca. Tale restauro modificò profondamente la struttura originaria della chiesa, che fino ad allora era rimasta sostanzialmente immutata. Il restauro, iniziato a fine XVII secolo, ha introdotto nella chiesa decorazioni di stucchi, gli altari e le balaustre in marmi policromi e le ha dato la definitiva veste decorativa visibile ancora oggi. All’esterno la chiesa appare con una facciata neoclassica in stucco, frutto di un ulteriore restauro compiuto ai primi del Novecento che, estendendosi dalla navata centrale, inglobò una parte della strada prima esterna alla chiesa. All’interno degni di nota sono l’altare maggiore realizzato con marmi intarsiati e policromi, i pavimenti in maiolica databili a epoche diverse e l’organo e il coro, che si trovano nel sopra altare, che sono notevolmente danneggiati ma che rappresentano un raro esempio settecentesco di coro e organo accomunati da un unico palchetto.
La chiesa di San Gennaro all’Olmo è rimasta chiusa, murata, in uno stato di abbandono per quasi quaranta anni; da circa un anno, ad opera della Fondazione Giambattista Vico, sono iniziati i lavori di restauro e di risistemazione dei locali ed è iniziata anche una nuova fruibilità da parte di sempre più incuriositi visitatori, che vogliono scoprire uno dei luoghi più antichi, ma anche uno dei più dimenticati, del culto cristiano a Napoli.
San Biagio Maggiore
La chiesa di San Biagio Maggiore sorge all’incrocio tra Via San Biagio dei librai e Via San Gregorio Armeno ed è contigua alla chiesa di San Gennaro all’Olmo, della quale era parte integrante. Infatti l’origine della chiesa è da farsi risalire al tempo delle lotte religiose in Oriente nell’VIII secolo. Quando gli iconoclasti vietarono l’uso e il culto degli arredi sacri e delle reliquie, molte monache armene fuggirono dall’Oriente e giunsero a Napoli dove si stabilirono.
Portavano con sé le reliquie di San Gregorio e di San Biagio e si stanziarono nel centro della città e nello specifico, nei primi tempi del loro arrivo, furono ospitate nei locali della chiesa di San Gennaro e in questa chiesa vollero costruire una cappella per custodire il cranio di San Biagio. Questa cappella fu eretta dove sorgeva il portico di San Gennarello e aveva il suo ingresso direttamente dalla chiesa principale di San Gennaro.
Dal 1543, per volere del Papa, la cappella fu data in gestione alla congregazione dei librai, che risiedevano in questa zona della città. La chiesa di San Biagio rimase in forma di cappella per molti secoli mentre il culto del Santo crebbe in città e tra la popolazione tanto che nel 1628 fu dichiarato protettore del Regno di Napoli.
Nello stesso anno i governatori della cappella si diedero delle regole comuni: la chiesa si manteneva con le offerte dei devoti e con gli affitti di alcune case e botteghe che possedevano nella zona. La congregazione dei librai aveva il compito di governare la cappella e di gestire opere di beneficenza come l’aiuto economico alle poverelle che volevano sposarsi. Il numero dei devoti a San Biagio aumentò sempre di più pare anche grazie alle sue intercessioni per curare i malati di gola, tant’è che con le offerte dei devoti raccolte il Cardinale Francesco Buoncompagno fece erigere intorno al 1631/1632 la nuova chiesa che occupava l’area della cappella di San Biagio e la sacrestia della chiesa di San Gennaro dandogli in sostanza l’aspetto attuale.
La nuova chiesa era ora di fatto autonoma e indipendente ed era strettamente legata alla confraternita dei librai che la gestiva; a tale confraternita appartenne anche Antonio Vico, libraio e padre del grande filosofo napoletano Giambattista, ed entrambi molto probabilmente vissero e praticarono qui le loro principali funzioni religiose.
La chiesa nei secoli gravitò anche nelle influenze della vicina nobiltà di Palazzo Marigliano e ne sono testimonianza le varie intersezioni anche dal punto di vista architettonico che caratterizzano i due edifici, che in gran parte combaciano e in alcune zone si sovrappongono. Anche questa chiesa ha subìto la triste sorte di essere stata abbandonata ma non è mai sfuggita dalla memoria di tanti cittadini, ancora oggi devoti al millenario culto di San Biagio.