Published on febbraio 23rd, 2015 | by Antonio Ciccotti
0Napoli il centro storico
Il centro storico di Napoli rappresenta il primo nucleo storico della città. Esso racchiude 27 secoli di storia e risulta essere il più vasto d’Europa estendendosi su una superficie di 1700 ettari (17 chilometri quadrati dell’intera superficie urbana, circa il 14,5%).
Dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1995, è stato inserito nella lista dei beni da tutelare.
Quello di Napoli è il centro storico più vasto d’Europa e la sua particolare unicità sta nella conservazione quasi totale e nell’uso dell’antico tracciato viario greco.
(EN)« Considering that the site is of exceptional value. It is one of the most ancient cities in Europe, whose contemporary urban fabric preserves the elements of its long and eventful history. Its setting on the Bay of Naples gives it an outstanding universal value which has had a profound influence in many parts of Europe and beyond. » | (IT)« Considerando che il sito è di eccezionale valore. Si tratta di una delle più antiche città d’Europa, il cui tessuto urbano contemporaneo conserva gli elementi della sua storia ricca di avvenimenti. I tracciati delle sue strade, la ricchezza dei suoi edifici storici caratterizzanti epoche diverse conferiscono al sito un valore universale senza uguali, che ha esercitato una profonda influenza su gran parte dell’Europa e al di là dei confini di questa. » |
(Motivazione dell’UNESCO) |
Storia
Il centro storico di Napoli testimonia l’evoluzione storico-artistica della città, dal suo primo insediamento greco avvenuto nell’VIII secolo a.C. lungo la zona che affaccia sul mare,la rifondazione della stessa città in un’area più interna, costituente il “centro antico”, fino alla città barocca spagnola che ha visto l’apertura verso ovest del nucleo urbano ed a quella centro dell’élite culturale ottocentesco, con la fioritura in città di numerose ville nobiliari e borghesi che caratterizzano tutta l’area di Posillipo e del Vomero.
L’area considerata patrimonio dell’UNESCO è estesa per circa 981 ettari e contiene i seguenti quartieri: Avvocata, Montecalvario, San Giuseppe, Porto, Pendino, Mercato,Chiaia, San Ferdinando, Stella, San Carlo all’Arena, San Lorenzo e Vicarìa e parte delle colline del Vomero e Posillipo.
Il terremoto dell’Irpinia del 1980 danneggia parte del centro storico e porta alla luce problemi strutturali e sociali (anche antichi) ai quali si decide di porre rimedio ancheurbanistico con l’emanazione della legge n. 219 1980, recante disposizioni per la pianificazione e il controllo dell’attività edilizia, azioni sanzionatorie, di recupero e riabilitazione dell’abusivismo. Attualmente, buona parte del centro storico della città versa in condizioni poco idonee ed atte alla conservazione, infatti, molte strutture, oltre alle già citate chiese dell’arte (fontane, palazzi, architetture antiche, edicole sacre, ecc.) giacciono in condizioni di estremo abbandono: per far fronte a questa emergenza varie organizzazioni e comitati cittadini stanno cercando di far intervenire l’Unesco.
Un recente accordo siglato tra regione Campania, comune e Ministero dei Beni Culturali, ha fatto sì che venissero stanziati nel giugno 2012 dall’Unione europea 100 milioni di euro per eseguire anche[5] lavori di restauro dei monumenti del centro storico più a rischio.[6][7]
Il centro antico
La città ha due veri e propri nuclei antichi originari: il primo è la collina di Pizzofalcone sulla quale nacque la città di Partenope, mentre il secondo è la zona dei decumani di Napoli dove è sorta la successiva Neapolis.[1] In quest’ultimo spazio, in particolare, si sono concentrate tutte le costruzioni avute nel corso dei secoli fino al XVI, con l’apertura verso ovest della città per volere del viceré spagnolo don Pedro de Toledo.
Insistono su questo sito un numero particolarmente elevato di risorse culturali e artistiche: obelischi, monasteri, chiostri, musei, le note vie del presepe, catacombe, scavi archeologici all’aperto e sotterranei con resti romani e greci, compreso il teatro romano, statue ebassorilievi, fregi monumentali, nonché colonne medievali a reggere antichi palazzi storici e molto altro ancora.
Solo il centro antico, che ingloba i quartieri di San Giuseppe, Porto, Pendino, Mercato, San Lorenzo e Vicarìa che, nello specifico, corrispondono pressoché all’area dei decumani di Napoli, vede l’esistenza di più di 200 chiese storiche[8] alle quali sono legate l’attività di esponenti principali dell’arte italiana. Fra i principali artisti si ricordano Caravaggio, Donatello, Giuseppe Sanmartino,Luca Giordano, Cosimo Fanzago, Luigi Vanvitelli, Jusepe de Ribera, Domenichino, Guido Reni, Tino di Camaino, Marco dal Pino, Simone Martini, Mattia Preti e tanti altri.
Durante l’epoca medievale, la città fu divisa in seggi. Questi erano: Capuana, Montagna, Nido, Porto, Portanova. In questo contesto la città era chiusa dalla sua cinta muraria oltre la quale vi era il divieto assoluto di edificazione. La caratteristica che contraddistinse il centro antico di Napoli, infatti, è la pressoché preclusione dello sviluppo in estensione della città, favorendo quindi quello “in altezza”. La circostanza che la città poggi su terreno tufaceo ha favorito pratiche di sopraelevazione di edifici preesistenti, attingendo il materiale dalle cave sotterranee già utilizzate sin dal primo nascere della città.
Tuttavia, lo spostamento del potere politico al Maschio Angioino, fu un primo impulso per l’aristocrazia locale nel trascinanare verso la parte occidentale della città le proprie residenze nobiliari.
L’apertura a occidente col vicereame spagnolo
L’ampliamento della città verso occidente, avvenuto nel XVI secolo con don Pedro de Toledo, comporta la nascita dell’attuale “centro storico”. Nacquero così i quartieri Spagnoli, con via Toledo, largo di Palazzo, via Medina fino all’area di Pizzofalcone e Chiaia.
Il palazzo reale, nello specifico, fu motivo di un vero e proprio accaparramento da parte degli aristocratici napoletani e stranieri degli spazi vuoti nascenti lungo la strada che giungeva direttamente alla residenza del viceré, ossia via Toledo.
Queste riforme, determinarono nella città la “riconquista” del mare che, dall’avvento di Partenope e fino ad allora, non fu più utilizzato.
Le grandi edificazioni del periodo borbonico
Col passaggio dal vicereame spagnolo al regno borbonico, si ha il definitivo salto culturale nella città, la quale divenne meta estrema del Grand Tour europeo.
Napoli matura una propria coscienza illuminista divenendo di diritto la terza capitale europea dopoLondra e Parigi.
Nel giro di soli venti anni (dal 1730 al 1750, nascono imponenti edifici simbolo del livello culturale raggiunto: la reggia di Capodimonte, il real Albergo dei Poveri ed il real teatro di San Carlo.
Con l’avvento del neoclassicismo di inizio Ottocento (e anche dell’eclettismo di fine secolo), il centro storico si allarga anche all’area diPosillipo e del Vomero, sfruttando questi spazi “nuovi” caratterizzati da vedute paesaggistiche di particolare bellezza e da un ampio spazio naturale circostante.[1] Nascono dunque la villa Floridiana, villa Rosebery e numerose altre importanti ville napoletane.
Fonte : Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Visitare il centro storico di Napoli ,significa dunque attraversare venti secoli di storia. La planimetria delle strade, le piazze, le chiese, i monumenti, gli edifici pubblici e i castelli costituiscono uno scrigno di tesori artistici e storici di eccezionale portata..
Origini mitiche e leggendarie della città
Questa sezione inizia con la leggenda della bella sirena Parthenope che sbarcò sulle coste di una terra dal clima mite ed ubertoso.
La sua leggenda s’intreccia con la fondazione di Napoli, con il mito del dio Mitra, i misteri isiaci, il culto di Priapo e la fantastica storia di Colapesce, sino ad arrivare alle “statue parlanti”, “simboli” della città.
La sirena parthenope
L’origine della città di Napoli, maritima urbs, come la definì Tito Livio, è collegata al celebre mito della Sirena Parthenope. La storia di Napoli ha inizio sull’isolotto di Megaride dove sarebbe sorto, secondo la tradizione, il primo nucleo cittadino chiamato Parthenope. Tale nucleo era ubicato, secondo fonti antiche, nei pressi di un sepolcro della giovane sirena, che aveva abitato i mari della penisola sorrentina…
Mithra ed il complesso termale di Carminiello ai Mannesi
A Napoli ci sono cospicue testimonianze di culti orientali di antica tradizione: tra questi, quello dedicato al dio Mithra, attestato nella zona di Via Duomo, dove è stato rinvenuto un antico complesso termale di epoca romano-imperiale. L’antico complesso occupa un’area corrispondente ad un’insula delimitata a nord e a sud dal decumano centrale e da quello meridionale (corrispondenti a via Tribunali e a via San Biagio dei Librai)…
I misteri Isiaci
I misteri legati alla dea Iside restano i più importanti e segreti di Neapolis. La dea era identificata con la luna, quindi solo conoscendo la forza trascinante dei riti lunari praticati per lungo tempo dalla comunità di alessandrini presente a Napoli in epoca romana – rituali notturni legati al nascere e al tramontare della luna – si può capire il grande amore dei napoletani per la luna e la notte…
Il culto di Priapo
Il corno è il simbolo per eccellenza della scaramanzia napoletana. Spesso viene sostituito alle porte o ai balconi da cascate di peperoncini rossi, che con i loro semi piccanti hanno la funzione simbolica di allontanare le malelingue. Oggi si è perduto il senso della sua funzione: lo si accarezza senza sapere il perché. Il corno, infatti, non è altro che la stilizzazione del fallo del dio grecoromano Priapo, custode dei campi, protettore del malocchio e dio della prosperità della casa e della pesca…
Colapesce
La leggenda di Niccolò Pesce, detto Colapesce per le straordinarie capacità natatorie, sorge in età medievale. Si narra che questo giovane fosse dotato di dita palmate, branchie e pelle squamosa; mezzo uomo e mezzo pesce, era in grado di vivere nel fondo del mare. La leggenda narra che per percorrere grandi distanze Niccolò Pesce si faceva ingoiare da un enorme pesce e, quando aveva raggiunto la sua meta, ne tagliava il ventre per uscire…
Il fiume Sebeto
Sebeto: un nome mitico che evoca la storia dei primi insediamenti partenopei. L’antico nome, Sepeithos, lo si trova su alcune monete coniate tra il V e il IV secolo avanti Cristo. Doveva essere un discreto fiume se le popolazioni del tempo, imitando tradizioni e tecniche di altri popoli, avevano ritenuto opportuno eleggerlo a divinità fluviale locale ritraendolo nelle sembianze di un giovane accomunato alla figura di Parthenope…
Le “statue parlanti”
Le antichità napoletane hanno goduto nel passato di una forte vitalità nell’immaginario popolare e collettivo. Ormai nessuno più ricorda i detti e le leggende sorte intorno alle “statue parlanti” come ‘O Cuorpo ‘e Napule, Donna Marianna, il Gigante di Palazzo e la Testa Carafa.
‘O Cuorpo ‘e Napule: la statua del Nilo
La storia partenopea è riccamente intessuta di vicende più o meno significative collegate alla presenza di forti comunità straniere, stabilitesi a Napoli per motivi economico-commerciali. Nel quartiere che si sviluppa presso l’estremità occidentale della plateia inferiore di Neapolis, l’attuale piazzetta Nilo, si stabilì, fin dalla prima età imperiale, una comunità di mercanti e marinai provenienti da Alessandria d’Egitto…
Marianna, ‘a Capa ‘e Napule
In Palazzo San Giacomo, sul pianerottolo dello scalone centrale, è esposta una testa di donna in marmo, replica di una scultura antica di epoca classica, ritrovata nel Seicento nella zona di Piazza Mercato. Si tratta di uno dei monumenti più suggestivi e misteriosi della città di Napoli. Secondo un’antica tradizione riportata da Carlo Celano nel suo volume Notizie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli e da Giovanni Antonio Summonte nella sua Historia della città e Regno di Napoli, che vissero all’epoca del ritrovamento, l’antica testa femminile raffigurava la Sirena Parthenope…
‘O Gegante ‘e palazzo e la satira a Napoli
La celebre statua del “Gigante di Palazzo”, collocata nel giardino del Museo Archeologico Nazionale, è un imponente busto marmoreo, un tempo posto sullo scalone di ingresso del Museo, al di sopra di una base con una targa incisa: Busto di Giove da Cuma. Il gigantesco acrolito fu rinvenuto nel Seicento a Cuma – nell’area della cosiddetta Masseria del Gigante – durante gli scavi del Capitolium. Portato a Napoli nel 1668 per volere del viceré spagnolo don Pedro Antonio d’Aragona, si decise di utilizzarlo come testimone monumentale della città…
La “Testa Carafa”
Nel Seicento prese corpo nell’immaginario popolare la leggenda che la celebre testa Carafa appartenesse alla statua equestre in bronzo realizzata in epoca medievale da Virgilio Mago. Secondo la credenza popolare, la scultura aveva la capacità di guarire i cavalli malati; in realtà, la testa Carafa non faceva parte di questo mitico gruppo equestre che, divenuto fonte di superstizione per il popolo, fu distrutto nel 1322…