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Published on giugno 15th, 2015 | by Antonio Ciccotti

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Cimiteri Napoli

Storia dei cimiteri napoletani 

Cimitero di Poggioreale

Propriamente, il cimitero di Poggioreale è quello che si estende nel quadrilatero delimitato (in senso antiorario) a nord-ovest da largo Santa Maria del Pianto (l’antica piazza Doganella) e via del Riposo, a est da via Santa Maria del Pianto (un tratto interno della quale costeggia due cimiteri) e a sud da via nuova Poggioreale, ma vista l’abbondanza di cimiteri attigui a quello di Poggioreale, tale definizione è stata allargata all’intera zona, creando una vera e propria conurbazione cimiteriale.Il cimitero di Poggioreale è il principale cimitero della città di Napoli e tra i maggiori in Europa.

Indubbiamente il complesso più noto dell’intera area è il cimitero monumentale, il nucleo originario del cimitero, di grande valore storico e culturale per la preziosità delle sue tombe e delle sue statue, nonché per il gran numero di cappelle e chiese contenute al suo interno e per il Quadrato degli uomini illustri.

La morfologia della zona, il suo sviluppo e le vicende storiche ad essa direttamente collegate sono i fattori che hanno, nel corso dei secoli, determinato la sua destinazione, ormai consolidata.

L’area nordorientale di Napoli è, per la sua conformazione, quella naturale di accesso alla città. Infatti, la principale e la più bella fra le porte è quella Capuana, ragguardevole opera del Rinascimento aragonese, di Giuliano da Maiano.

La strada che da questa si diparte prende il nome nel tratto iniziale di via Casanova e ponte di Casanova (in ricordo di una casa nuovache Carlo II d’Angiò vi fece erigere sul finire del XIII secolo e nella quale morì il 5 maggio 1309), quindi Strada nuova di Poggioreale, che corre alla base della collina omonima (mentre la Strada vecchia segue un tracciato a mezza costa su quel rilievo), per arrivare alla villarinascimentale realizzata anche questa dal già menzionato Giuliano da Maiano per Alfonso II di Napoli, all’epoca (1487) duca di Calabria.

La strada, che nei tratti successivi diventa Stadera a Poggioreale, (così chiamata in quanto vi era localizzata la principale pesa pubblica nella cinta daziaria), e infine, Strada delle Puglie, che indica la destinazione finale della via, fu oggetto di abbellimenti notevoli fra ilSeicento ed il Settecento.

Oggi poco è rimasto dei fasti regali: la rovina della villa ducale infatti, abbandonata già nel tardo Seicento, ha privato la località degli aspetti più festosi mentre la presenza dei principali luoghi di sepoltura cittadini e, non distante, del Carcere, associano ora l’area di Poggioreale a sensazioni meno liete.

La sua apertura verso ampi spazi pianeggianti e l’assenza di ostacoli naturali l’hanno resa, da Belisario in poi, la preferita per gli attacchi e gli assedi alla città.

Nell’ambito dell’assedio del 1528, un’epidemia distrusse le forze francesi che assediavano la città, al comando di Odetto de Foix, Visconte di Lautrec (ricordato in alcuni toponimi della zona, come Trivece e Lotrecco) che ne fu, peraltro, inconsapevole autore avendo deviato nei terreni circostanti le condutture dell’acquedotto.

I terreni, da molto tempo ben conosciuti come le paludi per la ricchezza d’acqua, fertilissimi, fonte di approvvigionamento di ortaggi per la città (ancora oggi, il venditore di ortaggi a Napoli è ‘o parulano), saturati d’acqua, complice la stagione calda, scatenarono una pestilenza che annichilì le forze francesi, Lautrec compreso, e diede inizio alle prime sepolture nella zona.

Per l’epidemia del 1656 si adoperò una grotta nei paraggi, detta degli sportiglioni (i pipistrelli) che pare sia stata utilizzata come ricovero dalle truppe francesi del Lautrec e che oggi non è stata ancora individuata. Ad ogni modo, saturata la grotta, vi si costruì sopra la chiesa di Santa Maria del Pianto ad opera del Picchiatti. Si cominciarono ad usare anche le ampie cavità delle Fontanelle.

Il primo cimitero napoletano propriamente detto è quello delle 366 fosse, iniziato nel 1762 e concluso l’anno successivo, opera mirabile di Ferdinando Fuga. Sino ad allora, si adoperavano le terresante delle chiese per i più abbienti oppure la cosiddetta “piscina” (una grande cavità al di sotto dell’Ospedale degli Incurabili).

Nella prima metà del XIX secolo il tema cimiteriale era al centro di dibattiti e polemiche che l’editto napoleonico di Saint Cloud semmai acuì; ma anche senza questa prescrizione, l’idea di creare luoghi distinti e distaccati dai centri abitati per le sepolture era già in incubazione nella seconda metà del Settecento anzi, come visto, si ebbero realizzazioni pionieristiche. Si procedette all’avvio della costruzione di un cimitero sulli dolci colli di Poggioreale, che verrà concluso solo nel 1837.

L’anno precedente si aprì il cimitero dei colerosi sul retro del cimitero del Fuga. Inizialmente di fortuna per via dei tantissimi morti di colera, fu ampliato l’anno successivo per diventare nell’aspetto un tipico cimitero romantico. Altro cimitero dalle analoghe caratteristiche era quello acattolico di Santa Maria della Fede, il più distante dall’area cimiteriale tradizionale.

Con l’Unità d’Italia i cimiteri diventano più numerosi, a partire da quello di Santa Maria del Pianto, avviato attorno la seicentesca chiesa.

Cimitero di Poggioreale

Il cimitero di Poggioreale, quale oggi si intende, è formato da due parti, separate dalla via Santa Maria del Pianto: quella a valle con ingresso principale da via Nuova Poggioreale nota come cimitero monumentale e quella a monte formata dal cimitero della Pietà e dal cimitero Nuovissimo con ingresso da via Santa Maria del Pianto.

Cimitero Monumentale

Il monumentale fu progettato nel 1812 da Francesco Maresca e approvato da Gioacchino Murat ma gli eventi politici causati dalle guerre napoleoniche ne rallentarono la realizzazione. Maresca realizzò comunque la struttura complessiva, i due chiostri minori e il tracciato del viale d’ingresso.

Ripresi nel 1821 i lavori sotto la direzione degli architetti Ciro Cuciniello e Luigi Malesci, si avviò la costruzione della chiesa madre (per questa i lavori li condusse il solo Malesci) poi ci fu l’intervento di Stefano Gasse che progettò nel 1839 l’ingresso in stile dorico sullo slargo dove aveva già realizzato l’edificio del dazio. Il cimitero fu consacrato nel 1837 sotto Ferdinando II di Borbone che ne volle il compimento.

Nucleo principale del cimitero è un vasto quadriportico, il “chiostro grande” (ma, per i napoletani è “il quadrato”, in realtà rettangolare) preceduto da due chiostri più piccoli (anche questi detti “quadrati” sono rettangolari), impostati secondo il criterio già visto delle 366 fosse. Queste strutture, oltre ai portici e ai vani ipogei, dispongono di spazi destinati alle congreghe e confraternite che consentivano anche alle categorie meno abbienti la possibilità di una sepoltura non anonima.

I pendii della collina ricchi di piante e boschetti vennero abbastanza rapidamente popolati da tombe gentilizie e da templi, (per lo più prediletto era lo stile dorico e reminiscenze egizie), che trasformarono in pochi anni l’aspetto della collina. Ferdinando II decise di erigere all’interno del cimitero anche un piccolo monastero per i padri Cappuccini che, in seguito, furono sostituiti dai Diocesani (1872). La struttura fu progettata da Leonardo Laghezza.

Va ascritta a merito del Comune un’opera molto efficace di convincimento delle classi di vertice, quelle che facevano opinione, che abbandonando una radicata riluttanza alla sepoltura fuori delle terresante delle chiese gareggiarono nella costruzione di tombe architettonicamente pregevoli, secondo un costume che caratterizzò le maggiori città d’Europa e italiane.

In questo ambito peraltro vi furono diverse scuole di pensiero circa la forma di queste aree e la realizzazione napoletana fu anche oggetto di critiche perché fu osservato che fosse un po’ troppo paganeggiante e distante da modelli austeri. In particolare, molto appropriato era reputato il modello di cimitero pisano.

In realtà, all’epoca, la città era la quarta o terza città europea (a seconda si includa o meno Costantinopoli fra le metropoli europee) e di conseguenza naturalmente attenta e più vicina a quel che avveniva fuori della Penisola.

Infatti, come riferisce Luigi Latini in Cimiteri e Giardini, nel caso del Monumentale si tratta di una versione mediterranea del Père Lachaise di Parigi del quale riprende i criteri di adattamento a un’area collinare.

Quadrilatero degli Uomini illustri

Già in fase di progettazione si individuò sul confine sud-occidentale un settore destinato alla sepoltura delle personalità eminenti (secondo quanto espressamente previsto dalle Leggi in materia del Regno delle Due Sicilie) su una superficie di 2 moggi napoletani (circa 5.300 metri quadri).

L’area comprende 157 monumenti suddivisi in 7 isole (o aiuole). Infatti non esiste un famedio che accolga le personalità ma sepolture singole. Pur nella notevole eterogeneità di stili e dimensioni, l’insieme è di grande suggestione.

Fra le personalità di spicco qui sepolte figurano:

E ancora, troviamo:

Cimitero della Pietà

Nel 1889 viene realizzato, a nord-ovest del cimitero monumentale e separato da questo dalla via Santa Maria del Pianto, il cimitero della Pietà.

Il cimitero della Pietà inizialmente è destinato alle categorie meno abbienti: vengono infatti realizzati vasti ossari comuni. Col tempo e col graduale avvicinamento dei ceti, questo aspetto si andrà attenuando sebbene i nuovi cimiteri restino lontani dalla solennità del Monumentale.

Cimitero Nuovissimo

Nel 1930 si cominciò ad elaborare un’ulteriore considerevole espansione dell’area cimiteriale: a partire dal 1936 si dà vita al cimitero Nuovissimo, nato come prolungamento verso nord-est del cimitero della Pietà. Con il Nuovissimo il percorso fra i cimiteri napoletani torna idealmente al luogo il cui toponimo ricorda le vicende che originarono le prime sepolture in zona: sorge infatti sulla sommità del colle di Lotrecco, in un’area lambita da via del Riposo e da via Santa Maria del Pianto, dove il cimitero ha il proprio ingresso principale, opposto a quello settentrionale (aperto nel 1930) del cimitero Monumentale.

In particolare al Nuovissimo la presenza di strutture simili ad edifici di cinque e più piani con semplici facciate cieche, salvo strette aperture a sviluppo verticale, crea un’atmosfera alquanto fredda. Architettonicamente degno di nota è il Grande Ipogeo Comunale, costruito all’estremità est del cimitero dal 1974 al 1981 su progetto degli architetti Gaetano Borrelli Rojo, Alfonso Beraglia e Mario Bucchignani e aperto nel 1982.

Nel cimitero nuovissimo di Poggioreale ci sono importanti tombe, tra cui quella di Giovanni Leone e degli undici ragazzi morti nel tragico incidente della galleria del Melarancio presso Firenze il 26 aprile 1983, nonché quella della giovane Annalisa Durante, vittima innocente della camorra.

Cimiteri degli Acattolici

Cimitero inglese della Doganella

Questo cimitero nacque dopo la chiusura nel 1893 del cimitero acattolico di Santa Maria della Fede. L’area della Doganella, adiacente all’area cimiteriale di Poggioreale, fu con quest’ultima oggetto di espansione in questo periodo. Il cimitero è situato di fronte al camposanto di Santa Maria del Pianto. Tra le personalità sepolte in questo cimitero ricordiamo Fritz Dennerlein e Pietro Lezzi.

Cimiteri ebraici

Il primo sorse nel 1875 nelle vicinanze dell’ingresso del cimitero monumentale nella Via Nuova Poggioreale ed è caratterizzato dalle sepolture nel terreno e sobri monumenti tombali. Un secolo dopo (1980), nei pressi del Nuovissimo, è stato realizzato un secondo cimitero ebraico con gli stessi caratteri austeri e semplici del precedente.

Sistema cimiteriale napoletano.

Per completezza, i cimiteri napoletani oltre i sopraricordati sono:

  • cimitero di Fuorigrotta
  • cimitero di Barra
  • cimitero San Giovanni a Teduccio
  • cimitero di Ponticelli
  • cimitero di Secondigliano
  • cimitero di Miano
  • cimitero di Chiaiano
  • cimitero di Pianura
  • cimitero di Soccavo

Questi cimiteri sono di epoca ottocentesca, al tempo appartenenti a comuni distinti (salvo quello di Fuorigrotta). Quasi tutti sono di proprietà del Comune di Napoli, l’unica eccezione è quello di Fuorigrotta che è privato, di proprietà della Curia di Pozzuoli. In realtà anche nei cimiteri comunali la maggior parte dei nicchiai sono di proprietà privata, riconducibili ad Arciconfraternite legate alla Curia di Napoli o a quella di Pozzuoli (cimitero di Pianura). Fonte : Wikipedialogo2

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Mi chiamo Antonio Ciccotti ,sono nato a Napoli in un caldo mese di Luglio, una città unica,che non ha bisogno di presentazioni. Partecipazione,attivismo,informazione ,libertà di espressione.sono le cose che più mi interessano.



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