Published on dicembre 8th, 2017 | by Antonio Ciccotti
0Pizza napoletana patrimonio Unesco
L’Unesco dichiara l’arte del pizzaiolo napoletano patrimonio mondiale dell’umanità.
Il riconoscimento da parte del Comitato Intergovernativo per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco, che si è riunito nei giorni scorsi sull’isola di Jeju, in Corea del Sud, tiene conto dei requisiti previsti dalla relativa Convenzione del 2003: identificazione del bene da parte di comunità, gruppi e, in alcuni casi da individui, come parte del loro patrimonio culturale; trasmissione di generazione in generazione e continua nuova creazione in risposta all’ambiente e al contesto sociale e storico; idoneità a fornire alla comunità un senso di identità e continuità e a promuovere il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana. (Unesco.it)
”L’Arte tradizionale dei pizzaiuoli napoletani”, che ha goduto del sostegno della società civile e di numerose Istituzioni, grazie anche ad una straordinaria campagna di raccolta di firme aperta a tutti i cittadini del mondo (hanno firmato circa 2 milioni di persone), rappresenta l’ottavo riconoscimento italiano nella lista del Patrimonio Immateriale dell’UNESCO ed è la terza iscrizione nazionale nell’ambito della tradizione enogastronomica (dopo la “Dieta Mediterranea”, bene transnazionale iscritto nel 2013, e “La vite ad alberello di Pantelleria” iscritta nel 2014).Con questa iscrizione l’Italia raggiunge il Giappone, che finora deteneva il primato con tre iscrizioni enogastronomiche.
Un processo iniziato nel 2010
Nel marzo 2010 è iniziato il processo per il riconoscimento della pizza, arrivando nel 2015 alla presentazione della candidatura ufficiale da parte della Commissione Nazionale Italiana Unesco e poi ripresentata il 4 marzo 2016, quando il Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, riunitosi a Roma, ha deliberato all’unanimità di ricandidare per l’anno 2017 nella Lista dei Patrimoni immateriali dell’Umanità dell’Unesco “L’Arte tradizionale dei pizzaiuoli napoletani”.
“Riaffermazione di una tradizione storica”
Il significato di questo fondamentale riconoscimento lo ha spiegato Alfonso Pecoraro Scanio, promotore della World Petition #pizzaUnesco che, con oltre 2 milioni di sottoscrizioni mondiali, ha sostenuto la candidatura italiana verso la vittoria finale: «Il riconoscimento dell’Arte del pizzaiuolo napoletano nella prestigiosa Lista del Patrimonio immateriale dell’Unesco è la riaffermazione di una tradizione storica che per il nostro Paese rappresenta, da secoli, un vero elemento d’unione culturale. L’Arte del pizzaiuolo napoletano è un patrimonio di conoscenze artigianali uniche tramandato di padre in figlio, elemento identitario della cultura e del popolo partenopeo che ancora oggi opera in stretta continuità con la tradizione».
La leggenda vuole che Giugno 1889 il cuoco Raffaele Esposito (pizzaiolo accreditato dell’invenzione) fu convocato al Palazzo di Capodimonte, residenza estiva della famiglia reale, perché preparasse per Sua Maestà la Regina Margherita le sue famose pizze. Per la prima volta venne così realizzata con pomodoro, mozzarella e basilico, che rappresentavano la bandiera italiana.
Una passione che ha contagiato tutto il mondo
Marinara, margherita, con il cornicione alto e l’impasto soffice e sottile, tonda o a portafoglio, la pizza, solo a pronunciarla ti fa venire un languorino allo stomaco e una “voglia” irresistibile. La passione per la pizza è infatti diventata planetaria. Gli americani sono i maggiori consumatori con 13 chili a testa mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,6 chili all’anno. A seguire ci sono gli spagnoli (4,3), i francesi e i tedeschi (4,2), i britannici (4), i belgi (3,8) e i portoghesi (3,6). Chiudono la classifica gli austriaci con 3,3 chili di pizza pro capite annui.
Pizza, un business da 12 miliardi e 150 mila lavoratori
12 miliardi di euro, almeno 100 mila lavoratori fissi nel settore, ai quali se ne aggiungono altri 50mila nei fine settimana. Sono i dati dell’Accademia Pizzaioli e divulgati dalla Coldiretti. Ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio, dove si lavorano in termini di ingredienti durante tutto l’anno 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro.(Lastampa.it)